La macchina del vento di Wu Ming 1 – La recensione –

L’ultima fatica letteraria di Wu Ming 1 è un romanzo sul tempo.

Einstein lo aveva teorizzato più di un secolo fa ma solo in tempi recenti lo si è potuto verificare sul campo con l’aiuto di precisissimi orologi atomici. Il tempo scorre più velocemente se si sta in alto e più lentamente quando si è più vicino al centro della massa di un oggetto. All’ultimo piano le lancette dell’orologio scorrono più velocemente che al piano terra. Sono gli effetti della dilatazione gravitazionale del tempo. Differenze impercettibili sulla superficie terrestre ma non del tutto pari a zero.

Ne La macchina del vento l’effetto invece è notevolmente più rilevante e la gravità sembra non centrare. La differenza non sta tra alto e basso ma fra isola e continente. Fra l’isola di Ventotene e l’Italia fascista tra il ‘39 e il ’43. A scoprirlo è il fisico romano Giacomo Pontecorboli quando approda nella colonia di confino con un segreto; qualcosa di talmente incredibile che non può esser raccontato e che riguarda la scomparsa del collega Ettore. Il segreto porterà Giacomo a rinchiudersi in sé stesso e a interrogarsi sul perché l’orologio del campanile è perennemente rotto fino a convincersi che l’isola stessa è una macchina del tempo naturale dove il tempo scorre più velocemente che nel resto del mondo. Sull’isola il fisico nonostante tutto legherà, fin dall’inizio, con l’altro protagonista del romanzo: Erminio Squarzanti, studente socialista arrestato poco prima di laurearsi, e a lui racconterà la sua incredibile vicenda e a quello a cui stava lavorando: una vera e propria macchina del tempo.

Sembra la trama di un classico romanzo di fantascienza, anche se dall’ambientazione un po’ particolare, ma Wu Ming 1 e tutto il collettivo in generale ci hanno abituati a scritture mai convenzionali a partire proprio dalla classificazione del genere letterario. La macchina del vento non è un romanzo storico né un saggio né appunto un romanzo di science-fiction o epico-mitologico. É un po’ di tutto questo messo insieme, sapientemente dosato in modo che ogni componente non prevarichi sugli altri in una contaminazione di generi perfettamente riuscita che porta il lettore alla fine del libro a non chiedersi che: “tipo di libro ho letto?” ma semplicemente a godersi una storia che ha riguardato il nostro passato e che ha costanti richiami nel nostro presente e nel nostro immediato futuro.

L’altra dimensione fantastica narrata nel romanzo è quella mitologica delle divinità greche evocate dalle visioni di Erminio, studioso e cultore degli Dei dell’Olimpo. Le divinità, in lotta fra loro, seguono con attenzione le vicende del nostro paese parteggiando chi per i fascisti (come Poseidone e Marte) e chi per gli antifascisti (come Mercurio e Atena) avendo ben presente il filo conduttore del serial American Gods: gli Dei continuano ad esistere finché la memoria del loro culto sopravvive.

Due personaggi e due piani fantastici, apparentemente separati, che in qualche modo hanno il compito di disorientare volutamente il lettore dal piano più storico e politico del romanzo. Sì, perché la Ventotene, come isola prigione fascista, è descritta con dovizia storica dall’autore e oltre ai due protagonisti si incontrano tanti altri personaggi, sia inventati che storici. Uno fra tutti: Sandro Pertini. Se avete nostalgia del presidente partigiano (quello che gioca a scopa con Zoff, Bearzot e Causio, sull’aereo di ritorno dalla Spagna, dopo i mondiali vinti nell‘82) questo romanzo vi farà venire il groppo alla gola quando leggerete le pagine a lui dedicate. Pertini viene descritto come un elegante prigioniero dal potente carisma cui tutte le varie anime politiche dei confinati riconoscevano una sorta di leadership, soprattutto quando c’era da confrontarsi con i carcerieri. Struggente la parte del romanzo che racconta la brevissima licenza concessa al futuro presidente per incontrare (per l’ultima volta) la madre. I nomi degli altri confinati, poi, Wu Ming 1 ce li svela lungo tutto il romanzo anche con l’escamotage dell’appello (Accursio Gilberto! Presente, Agostani Filippo! presente….) in un ripetersi assillante che ha a che fare, anche questo, con lo scorrere del tempo. 

Perché, al di là, se volete credere o meno alla stranezze di Giacomo e Erminio, nella dimensione politica del romanzo si evince chiaramente che, guardando la situazione da un punto di vista esterno, le migliori menti della loro generazione, confinate in mezzo al mare, riuscivano prima degli altri a prevedere quello che sarebbe successo. Dalla caduta del fascismo, alla resistenza, a cui molti di loro avrebbero partecipato attivamente, fino all’ipotesi di un Europa unita che porterà alcuni di loro a redigere un manifesto che incontrerà non poche perplessità fra gli altri confinati, fra cui Erminio stesso.

A unire i piani fantastici a quello più prettamente storico c’è un libro nel libro (che mi ha riportato alle atmosfere dickiane della Svastica sul sole dove circola il romanzo in cui gli alleati hanno vinto la guerra e le epifanie del ministro del commercio giapponese mi hanno ricordato quelle di Erminio) che è La macchina del tempo di H.G. Wells, analizzata dai confinati in chiave politica perché un viaggio nel tempo futuro e anche un viaggio in una nuova società. 

Wu Ming 1 ha iniziato a lavorare a quest’opera molti anni fa quando Berlusconi dichiarava alla stampa estera che Pasta e fagioli (come è chiamato il duce dai prigionieri) non era poi così cattivo visto che i suoi avversari politici li mandava in vacanza e non in prigione. Il romanzo è stato poi lasciato decantare per lungo tempo, ma sempre vivo nella mente dello scrittore fino alla sua completa stesura che ne ha portato l’uscita nell’aprile di quest’anno.

La storia non ha perso affatto d’attualità anzi, purtroppo, il revisionismo storico sull’immane tragedia del fascismo è continuato sempre più in maniera incessante in un’Italia dove la sinistra non è più rappresentata in parlamento e la destra populista regna sovrana. In un momento storico dove un ministro chiede al popolo di aver pieni poteri (non abbiate paura non sono mica Hitler, ma pasta e fagioli magari anche sì) un romanzo come quello di Wu Ming 1 è più che mai necessario.

Perché per combattere il fascismo serve tutto: macchine del tempo e Dei greci, dalla nostra parte, compresi.

Agosto 2019

La macchina del vento
Wu Ming 1
Einaudi – Stile Libero Big
pp. 344

Header photo by Aron Visuals on Unsplash

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *