Morire in primavera – la recensione –
Nell’inverno del 1944 (e non 1945 come riporta erroneamente il risvolto di copertina) Walter e il suo amico Fiete lavorano come mungitori nella Germania del nord. L’Armata Rossa avanza e la sensazione che la fine guerra sia solo questione di tempo aleggia nell’aria e per chi, come loro, brinda al grido di “Drei Liter” invece di rendere omaggio al proprio Fürher, quell’aria profuma di libertá. I due pensano di farla franca ed evitare il fronte, vista la giovane età, ma non hanno fatto i conti con la follia nazista che continuerá nel suo delirio fino alla primavera dell’anno dopo e che per gli ultimi mesi di guerra non risparmierá nemmeno chi nella Sacra Germania ci é nato. L’arruolamento di ragazzini e l’accanimento contro i disertori saranno ultimo atto di crudeltá del Terzo Reich. Ma i due ragazzi protagonisti del libro non sono come i membri della Gioventù Hitleriana che, imbevuti di ideologia, difenderanno fino all’estremo sacrificio una Berlino ormai caduta. Walter e Fiete vengono arruolati a tradimento dalle Waffen-SS, durante una festa da ballo, non avendo possibilità alcuna di rifiuto pena la morte. Ma mentre Walter, a cui l’unica cosa che interessa è evitare i guai e sperare che il soldato Ivan faccia in fretta, viene relegato nelle seconde linee, Fiete viene gettato nel pieno orrore del conflitto in prima linea e alla prima occasione tenterà la fuga ma verrà catturato e accusato di diserzione verrà condannato a morte.
Ispirato alle vicende realmente accadute al padre dell’autore (Ralf Rottmann classe ’53 scrittore poeta e drammaturgo tedesco) “Morire in primavera” é stato osannato dalla critica tedesca e ci regala un ritratto della seconda guerra mondiale visto da una prospettiva insolita; quella della vittima con la divisa da carnefice a testimonianza che il Terzo Reich e i suoi uomini non sono stati un blocco granitico che si è dissolto solo alla morte del suo Fürher ma che, soprattutto negli ultimi mesi di guerra, questa unità nelle truppe è stata ottenuta con la forza e dove il disertore era odiato ancora di più del nemico e non importava se a scappare erano ragazzini arruolati contro la loro volontà. In quesito ultimi tempi si è parlato molto, visto il centenario della prima guerra mondiale, di chi disertò quell’orrore. Con questo libro non scorderete che anche nel secondo conflitto e anche fra le SS e la Wehrmacht ci fu chi tentò la fuga e fu ucciso senza pietà dai suoi stessi compatrioti. Ralf Rottmann ci racconta una storia di sofferenze, di amori acerbi, di rapporti difficili tra genitori e figli. Ci parla di adolescenti che sono dovuti diventare uomini in un giorno per non morire e il peso di questa crescita forzata ed imposta se lo sono portati avanti tutta la vita. Un bel libro peccato solo che in alcuni tratti il ritmo ceda il posto a descrizioni ambientali un po’ troppo dettagliate che danno un senso di discontinuità al racconto.
aprile 2016