Hitorizumo di Nicola Skert – La recensione
Iniziamo col dire che per Hitorizumo servirebbero due recensioni. Una per tutti e una solo per chi ha già letto il romanzo. Questo per dire che Hitorizumo è una di quelle opere il cui il finale assume un significato particolare, fondamentale per la comprensione della trama. Il lettore lo intuisce e macina pagina su pagina perché la necessità di arrivare fino in fondo diventa lo scopo primario da quando si prende in mano il libro. Dipende poi dal tipo di lettore stabilire se questo sia un bene o un male. La mia recensione sarà rigorosamente una recensione senza spoiler, quindi per tutti, scritta con la speranza di attrarre potenziali lettori verso questa particolare storia che merita senza dubbio più di un’attenzione. D’altro canto questo significa che non sempre potrò dirvi tutto di questo libro perché correrei il rischio di rivelarvi troppo e rovinarvi il piacere della lettura.
La premessa di Hitorizumo è di quelle toste. Il sole si spegne. Punto. Senza se e senza ma. Il tema della minaccia globale alla terra è un classico della letteratura e del cinema di fantascienza. Guerre nucleari, invasioni aliene, meteoriti, virus sono questi i tragici eventi che, di solito, concorrono a cancellare la vita sul nostro pianeta. Il sole invece resta sempre un nostro amico, fonte unica e insostituibile di luce e di calore, di vita appunto. Questa volta no e nel giro di pochi secondi sulla terra cala il buio con la stessa facilità con cui si potrebbe oscurare una stanza spegnendone l’unica fonte di luce, premendo l’interruttore e chiudendo la lampadina. Nella letteratura fantascientifica troviamo almeno due casi vicini, per quanto diversi, all’ipotesi di partenza dell’autore.
Il primo è “Notturno” di Isaac Asimov, prima racconto e poi anche romanzo a quattro mani con Robert Silverberg, dove nel pianeta Kalgash, illuminato da sei soli, il buio è sconosciuto e quando questo investirà gli abitanti del pianeta, a causa di un’eclissi che oscura un sole, mentre gli altri cinque sono contemporaneamente tramontati, provocherà una follia collettiva, incendiaria e autodistruttiva. Il secondo è “L’occhio del sole” di Arthur C. Clarke dove a causa di un intervento esterno dei “Primogeneti” il sole da fonte di vita diventa una minaccia per la terra. In entrambi casi però la catastrofe viene in qualche modo annunciata e prevista e il combatterla e prevenirla diventa parte integrante della storia. Ma, come dicevo, in Hitorizumo questo non accade. Alla decima pagina è già calata la notte e tutti ne ignorano il motivo.
Paolo, un meteorologo, al verificarsi dell’evento, si trova nel suo laboratorio a settanta km da casa. In compagnia del collega Mirko, a bordo di un fuoristrada cercherà di raggiungere sua moglie e suo figlio e dovrà far fronte a situazioni estreme, non solo dovute al buio e al repentino calo della temperatura ma anche alla follia omicida che ha investito le persone, pronte a tutte pur di procurarsi anche una minima fonte di luce e di calore. Sua moglie Angela e suo figlio Giulio, in compagnia di Luca amico della coppia, affrontano gli stessi nemici barricati dentro casa. Buio/Luce – Freddo/Caldo per tutto il romanzo saremo ossessionati dalla fuga verso gli uni e l’attrazione verso gli altri. Ma l’oscuramento solare (e il conseguente congelamento del pianeta) non è l’unico fenomeno inspiegabile a presentarsi. Tutti i protagonisti vedono delle strane ombre che percorrono il loro campo visivo in maniera repentina e con il passare del tempo si capirà come i due eventi siano collegati.
Nicola Skert, biologo udinese al suo secondo romanzo, ci regala una storia che non possiamo non far rientrare nel filone fantascientifico, e di fantascienza italiana ne abbiamo sempre bisogno, ma che può esser letta al di là dell’evento fantastico. Skert é capacissimo nel prender il lettore per mano e trascinarlo nel buio e nel freddo di quella che sembra una notte eterna facendoci vedere da vicino, da molto vicino, come si comportano gli uomini in situazioni estreme ed inaspettate. Nonostante sia narrato in terza persona l’azione è così incalzante che il lettore si trova ad avere un punto di vista interno più che esterno, dentro quel maledetto fuoristrada o barricato in casa.
Skert non scava del cuore dei personaggi, non ce li fa amare. Non c’è tempo. Skert ci fa vedere come l’istinto di sopravvivenza domini su tutto e non dà spazio al resto. E il lettore gli corre dietro anche per fuggire dal buio, per vedere la luce, per sapere come diavolo va a finire questa maledetta storia.
Da segnalare infine che il libro viene pubblicizzato sulla quarta di copertina come un volume interattivo. Si può infatti scaricare un’app la quale consente di scansionare la copertina e quindi dare accesso a contenuti extra. Più che di interattività si tratta di una scorciatoia per accedere più velocemente alle pagine facebook, twitter e youtube dedicate al libro. Il merito non sta tanto nell’app, bastava infatti riportare i vari link nel volume, quanto nella qualità dei booktrailer. Sono video girati molto bene che ci introducono, senza svelare nulla, nell’atmosfera del libro. Pur essendo low-budget risultano più efficaci e anche stilisticamente più validi di tanti altri utilizzati per promuovere autori più affermati.