Lipa – La storia

Lipa è un piccolo paese della Croazia nord occidentale a ridosso del confine croato-sloveno. Il 30 aprile del 1944 tedeschi e italiani lo rasero al suolo distruggendo e dando alle fiamme 87 case e 85 fra stalle e capanne. Risparmiarono solo la chiesa. Vennero massacrate 269 persone. Erano anziani, donne e bambini. Gli uomini e i giovani del paese non c’erano, tutti impegnati nei boschi e nei monti con le brigate partigiane. Ben 96 bambini persero la vita quel giorno a Lipa. Il più piccolo aveva solo sette mesi. Lipa è uno dei tre villaggi che sono stati completamente bruciati e distrutti nel corso della seconda guerra mondiale nonostante questo rimane un episodio poco conosciuto. La verità sull’eccidio fu nascosta nei rapporti e nei documenti militari tedeschi anche se alcune foto, scattate in quel tragico pomeriggio, vennero trafugate e rese pubbliche nel dopoguerra.

Quello che sia realmente capitato il 30 aprile è ancora oggi difficile da stabilire con esattezza.
Sembra, però, che la strage fu pianificata con l’intento di fare il più alto numero di vittime possibili. Al paese fu annunciato il rastrellamento, minacciando la deportazione per chiunque si trovasse al di fuori della propria abitazione. Considerando poi che il 30 aprile era domenica, unico giorno di riposo dei contadini, si cercò in tutti i modi di avere più gente possibile all’interno di Lipa. Dei circa 300 abitanti del villaggio si salvarono i giovani che erano nelle file partigiane, chi aveva portato il bestiame a pascolare o chi aveva lasciato il paese magari per andare a Fiume. Incerto il numero delle persone che sopravvissero all’eccidio, pur trovandosi a casa, probabilmente solo sei; una donna con i suoi quattro figli ed un altro uomo ferito e creduto morto.
I soldati entrarono a Lipa nel primo pomeriggio, verso le 14.30, uccidendo chiunque si trovasse all’aperto. Poi entrarono nelle case trascinando fuori gli abitanti. Venne dato fuoco praticamente a tutto il paese e vennero giustiziati tutti quelli che opponevano resistenza o cercavano di fuggire usando pistole e mitragliatrici ma anche coltelli e baionette. I militari si diedero al saccheggio ubriacandosi, depredando qualsiasi cosa e violentando le donne più giovani. I superstiti alla fine della mattanza vennero incolonnati e venne data loro l’illusione di venir deportati. Invece dopo un breve tragitto furono fatti entrare tutti quanti in un edificio, il numero 20, posto all’inizio del villaggio e condotti verso una morte orrenda e crudele. I soldati gli diedero fuoco e lasciarono bruciare vive decine e decine di donne, vecchi e bambini. Poi cercarono di coprire il più possibile le prove dell’eccidio con il fuoco e la dinamite. Dopo aver saccheggiato tutto quello che potevano i nazifascisti lasciarono il paese ancora in fiamme verso le 17.00. Nei giorni successivi alla strage chi entrò nel villaggio riuscì a trovare i resti solo di 21 persone credendo che tutto il resto della popolazione di Lipa fosse stata prelevata dai tedeschi. Solo tempo dopo si capì che in realtà le vittime erano state molte di più e non erano stati fatti prigionieri e solo anni dopo si riuscì a stabilire in 269 il numero delle vittime effettive.

11 Comments

    1. Buongiorno grazie del commento. Le consiglio di ascoltare la trasmissione radio Wikipedia del 30 aprile del 2018 dove lo storico Tristano Matta (con cui ho avuto l’onore di presentare il mio romanzo) parla della strage di Lipa riportando le considerazioni più recenti fatte dallo storico Stefano Di Giusto.

      http://www.giuseppevergara.com/la-strage-di-lipa-a-wikiradio/

      Al minuto 20:15 Tristano Matta parla proprio della responsabilità diretta della strage.

  1. Dalle notizie che si possono ricavare in rete, ho motivo di credere che, come spesso succede, si parli di nazifascisti e di italotedeschi per cose in cui la quota italiana (per così dire) di ruolo e di responsabilità è in realtà minimale o comunque del tutto secondaria.
    Si parte con una attacco a colpi di mortaio ad un piccolo presidio italiano di una ventina di uomini, che fa temere si tratti del prodromo di un attacco in grande stile da parte dei partigiani, per cui si chiedono rinforzi; per primo giunge un drappello tedesco, che riceve anch’esso un colpo di mortaio che uccide 2 soldati (o 4 secondo altri). I tedeschi , incazzati, a loro volta chiedono rinforzi, che accorrono rapidamente: purtroppo accorrono le SS. In tutto la forza tedesca è di 150 uomini, prevalentemente SS, il cui comandante invita gli italiani a starsene fuori, probabilmente sapendo già cosa intendeva fare.
    Le foto esistenti mostrano esclusivamente uniformi tedesche. La presenza italiana non nè quantificata, ma , anche se fosse stata plenaria, con 20 italiani a fronte di 150 SS contava come il 2 di coppe. In realtà le uniche testimonianze sulla presenza italiana parlano di un carabiniere che ha avvertito la popolazione dell’imminente pericolo e di una camicia nera che ha salvato una ragazza, facendola fuggire.

    1. Per quanto riguarda il coinvolgimento di italiani di cui parla nel suo secondo commento. In una foto del museo di Lipa è chiaramente riconoscibile un soldato italiano. Delle strage furono incolpati e probabilmente giustiziati nel 1945 due repubblichini di Rupa. Uno di loro è diventato anche uno dei personaggi del mio romanzo “Primavera di sangue

  2. Che ne fossero incolpati è ovvio. Che fossero davvero colpevoli dell’efferato massacro un po’ meno: certi “processi” partigiani , di cui solitamente non esistono atti consultabili, erano in realtà veri linciaggi seguiti da esecuzioni sommarie. Il principale responsabile italiano dovrebbe, per logica, essere stato Aurelio Piesz, comandante del presidio territoriale di Rupa, che avrebbe scritto ad un commilitone “Nessun militare italiano partecipò al raid tedesco”. Credo che la documentazione esistente, abbastanza vaga, non sia adeguata ad addossare ad italiani la responsabilità che i termini “nazifascisti” e italo-tedeschi” distribuiscono superficialmente. Ho ascoltato anche la trasmissione radiofonica di Tristano Matta, e sarei a dedurne che , a fronte degli agguerriti e famigerati reparti tedeschi citati , l’eventuale partecipazione italiana sia stata minimale, e, come nell’avvertimento del carabiniere e nel salvamento della ragazza da parte di una sconosciuta camicia nera, poco incline ad unirsi alle efferatezze naziste.

    1. La tesi storica più accreditata, per quanto questa strage presenta ancora molti punti oscuri da accertare, è che sia stata compiuta dai nazisti con la complicità del distaccamento fascista di Rupa. La strage è citata da tutti gli storici come una strage “nazi-fascista”. Difficile stabilire poi quanto, come e in che modo i reparti della Milizia di Difesa Territoriale abbiano preso parte attiva all’eccidio. Se mi chiede se qualche soldato italiano fascista abbia ucciso dei bambini non posso risponderle. Difficile affermarlo ma difficile dire anche che il “lavoro sporco” lo abbiano fatto solo i tedeschi. Poco importa a mio parere e poco utile anche cercare di dimostrare l’estraneità di italiani in questo triste episodio. Quello che ho cercato di fare prima con il mio spettacolo Lipa e in seguito con il mio romanzo “Primavera di sangue” è stato quello di portare alla luce un episodio poco conosciuto. La strage è stata compiuta per punire chi aiutava il movimento di Resistenza e chi contrastava tale movimento erano sia le truppe tedesche che quelle repubblichine.

  3. “Sono visibili al Museo di Lipa. Alcune di queste sono riportate anche sul mio sito.” ho visto le foto riportate nel suo sito, ma ci ho riconosciuto solo soldati tedeschi.
    ” La strage è citata da tutti gli storici come una strage “nazi-fascista”. Chi sono questi “storici”? e su quali fonti si basano? A mio parere uno storico, per definirsi tale, dovrebbe proprio ” stabilire come e in che modo i reparti della Milizia di Difesa Territoriale abbiano preso parte attiva all’eccidio” prima di addossare agli italiani colpe orribili. In pratica l’unico italiano SICURAMENTE presente nel teatro dell’eccidio si è adoperato per salvare una ragazza, e non per uccidere. Vorrei azzardare , per logica, che fosse quel soldato territoriale inviato alla ricerca di rinforzi, e che per questo si è probabilmente trovato ad accompagnare i tedeschi nel raid. Va infatti considerata la testimonianza che attribuisce al comandante SS tedesco l’invito agli italiani di restarsene fuori, e quella del tenente Aurelio Piesz “Nessun militare italiano partecipò al raid tedesco”, tranne appunto, probabilmente, quello inviato a cercare rinforzi, in una logica puramente militare e non nel progetto di un eccidio.
    “Poco importa a mio parere e poco utile anche cercare di dimostrare l’estraneità di italiani in questo triste episodio”: non sono d’accordo. Ciascuno deve fare i conti con la storia: ma i PROPRI conti, e questo vale per i vinti e per i vincitori.
    “chi contrastava tale movimento(resistenza) erano sia le truppe tedesche che quelle repubblichine”: ma questo è nella logica di un teatro di guerra , logica che invece non comprende una strage di civili, che in questo caso , per numeri e per efferatezza, eccede anche rispetto alle regole della rappresaglia: questa, però, va addebitata a chi la compie, vincitore o vinto, senza giudizi “storici” sommari e assoluzioni a prescindere Visto che ” questa strage presenta ancora molti punti oscuri da accertare”: uno storico (chi era costui?), per definirsi tale dovrebbe basarsi su elementi accertati e adoperarsi per accertarli, prima di scrivere.

    1. Caro signor Edoardo nessuno ha la verità in tasca. Se l’inchiesta partigiana del 1945 ha fatto difficoltà a trovare dei diretti responsabili della strage è difficile che oggi si possa fare di meglio. Io come scrittore ho cercato di esser il più fedele possibile (sia per Lipa che per gli altri avvenimenti di cui parla il mio romanzo “Primavera di sangue” che le ricordo essere un romanzo storico e non un saggio) a quanto ho letto e ascoltato. Ascoltato dalle persone del paese di Lipa fra cui un signore a cui era stata sterminata la famiglia e lui si salvò per non essere in paese quel giorno oppure dai passati agli attuali curatori del museo. Letto testi storici che riportano tali eventi e parlato e discusso con alcuni storici alcuni dei quali hanno avuto il piacere di presentare il libro insieme a me o come lo storico Giorgio Liuzzi a scriverne la presentazione. Se Lei ha ascoltato tutta la trasmissione di Wikiradio quello che parla è lo storico Tristano Matta che riporta le considerazioni dello storico militare Stefano di Giusto. Nella trasmissione viene detto che la Milizia di Difesa Territoriale ha partecipato alla operazione militare che si è svolta in quei giorni in quel territorio e che recenti analisi, anche delle foto, ritengono che non sia esclusa la presenza italiana durante la rappresaglia sui civili di Lipa. Per cui visto che mi sta chiedendo chi è lo storico basta ascoltare la trasmissione che ho linkato. Se poi non è d’accordo nelle loro affermazioni non è che possa farci niente. Come le dicevo questo aspetto della vicenda a me è interessato non particolarmente. Non ho scritto il romanzo per provare o meno la partecipazione italiana alla strage. La saluto cordialmente

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